giovedì 7 maggio 2009

Resoconto della giornata di studio a L'Aquila

Dall’incontro di studio organizzato a L’Aquila il 5 maggio dalla Facoltà di Architettura di Pescara e la Facoltà di Ingegneria de L’Aquila, è emerso un impegno del sistema universitario a coordinare le attività delle singole sedi che hanno partecipato (2 politecnici, 13 facoltà di architettura, 4 facoltà di ingegneria e una facoltà di geologia), estendendo le soluzioni già sperimentate con ReLuis - la rete dei laboratori per l’ingegneria sismica a servizio della protezione civile - alle strategie della ricostruzione dei territori colpiti dal sisma mirate allo sviluppo sostenibile. L’importanza del coinvolgimento delle società e delle istituzioni locali è stata ribadita anche nel corso del Seminario organizzato dall’ANCE nel pomeriggio, dove tra l’altro sono stati analizzati i modelli per la ricostruzione post terremoto del Belice, dell’Irpinia, dell’Umbria e del Friuli. I due incontri di studio sono stati l’occasione per manifestare la convergenza dell’università, delle imprese, degli ordini professionali e del governo regionale, nella prospettiva di un rafforzamento del “Sistema Abruzzo” e del suo ruolo nelle politiche della ricostruzione che dovranno trovare nel territorio locale il contesto primario di riferimento. E’ nata l'idea di una piattaforma comune di iniziative di livello nazionale e locale da promuovere in tempi stretti a favore dei comuni terremotati, coniugando la necessaria rapidità del processo in atto con la volontà di università, enti e operatori locali di essere coinvolti nella ricostruzione. Gianni Chiodi, Presidente della Giunta Regionale abruzzese a cui erano affidate le conclusioni, esprimendo apprezzamento, ha esortato tutti i soggetti intervenuti a passare rapidamente dalla fase di riflessione alla progettualità delle proposte avanzate.

1 commento:

  1. Rispondo a Carlo che ha espresso legittime perplessità sull'organizzazione delle giornate di studio de L'Aquila (vedi commenti al post precedente)intanto ringraziandolo di aver posto un tema che anche altri studenti hanno sollevato: la richiesta di organizzare una giornata di studio presso la nostra Facoltà dove docenti e studenti possano riflettere su quanto è accaduto cercando di comprenderne le cause da un punto di vista scientifico per poter porre le basi affinché ciò non debba più accadere. Su questa iniziativa, Carlo, ti voglio comunicare il mio impegno personale nell’organizzazione dell’evento, che penso possa tenersi alla fine di maggio; ti posso anche confermare che moltissimi colleghi hanno già dato la loro adesione e che lo stesso Consiglio di Facoltà straordinario del 22 aprile si è espresso in tal senso. Per quanto riguarda il tuo scetticismo sulla sede individuata per la giornata di studi che si è organizzata a L’Aquila e sugli interlocutori coinvolti, pur capendo le tue motivazione, voglio dirti che lo sforzo organizzativo frenetico (su cui per altro non voglio attribuirmi alcun merito perché è stato il Preside Clementi che si è attivato in prima persona) ha portato ad ottenere un risultato che giudico rilevante. Forse per la prima volta l’università, gli enti locali abruzzesi e gli operatori del settore edilizio (professionisti e imprese) si sono riuniti intorno ad un tavolo ed hanno cominciato a pensare ad un “Sistema Abruzzo” che li veda protagonisti tutti insieme del processo di ricostruzione. Come sai, se stai seguendo questo blog, in questo momento di emergenza la Protezione Civile sta prendendo decisioni rapidissime con l’obiettivo di riportare a casa prima dell’inverno i 65.000 sfollati che ora sono in tenda o presso qualche altra sistemazione provvisoria. La necessità di “fare in fretta” sta di fatto escludendo dai tavoli decisionali le forze sociali locali (enti associazioni ordini università) che invece rivendicano a buon diritto un ruolo nel processo di ricostruzione del loro territorio. Quel “Sistema Abruzzo” di cui si è parlato a L’Aquila, per quanto perfettibile, per quanto integrabile con altre rappresentanze, è il primo embrione di un’idea di territorio che veda coinvolte direttamente nel processo di ricostruzione le forze economiche, sociali e culturali abruzzesi. A mio avviso questa, con tutte le avvertenze sugli errori e le gravi responsabilità del passato (individuali o di sistema), mi appare come l’unica via da percorre per uscire dall’emergenza e ribaltare la negatività di questa immensa tragedia nella positività di uno sviluppo sostenibile diffuso del territorio abruzzese.

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