
giovedì 30 aprile 2009
Imprese Università e Ordini professionali a confronto

Osservare, documentare, riflettere
mercoledì 29 aprile 2009
Ecco le 20 aree del Piano C.A.S.E. - Per individuarle procedure urbanistiche straordinarie

martedì 28 aprile 2009
Week_3 Report : Consiglio di Facoltà straordinario
sabato 25 aprile 2009
Case nuove in cinque mesi: saranno il nuovo Campus

Il Presidente del Consiglio, in un’intervista riportata da Repubblica.it del 24 aprile, ha dichiarato di aver già individuato 15 aree dove intervenire realizzando piastre antisismiche dotate di dispositivi di isolamento caratterizzati da elevata deformabilità su cui costruire le nuove case (il "Piano C.A.S.E." vedi post precedente). Il costo dovrebbe essere tra 500 e 700 milioni. “La sfida - prosegue Berlusconi - è che vogliamo costruirle prima che arrivi il freddo per ospitare gli sfollati nel tempo record di 5 mesi. Quando poi ogni famiglia avrà completato la ricostruzione della propria casa - ha aggiunto il premier – questi nuovi alloggi antisismici potranno essere occupati da giovani coppie o da studenti universitari. Le case saranno progettate con la logica del campus. Per il primo periodo saranno adattate per le famiglie terremotate, ma in un secondo tempo diventeranno residenze universitarie capaci di attirare a L’Aquila studenti da tutto il mondo”.
venerdì 24 aprile 2009
Piano C.A.S.E. - Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili

martedì 21 aprile 2009
"Ma è possibile che un 5.8 provochi tutto ciò?"

lunedì 20 aprile 2009
L’Aquila un progetto per la ricostruzione della città

Quindi, in primo luogo, l’ANCSA ritiene di intervenire nel dibattito sulla scorta della sua quasi cinquatennale attività in favore della salvaguardia e rivitalizzazione dei nostri centri storici e del dibattito che è riuscita ad animare sulla base di quel fondamentale atteggiamento laico che ha da sempre guidato le proprie posizioni in materia di centri storici.
2. trasferire o ricostruire
Sono in campo – ogni volta che occorre decidere in merito alla ricostruzione a seguito di un tragico evento distruttivo – diverse teorie, che si riducono schematicamente alle due estreme:
- il trasferimento dell’insediamento;
- il mantenimento dello stesso (“dove era” prima ancora di “come era”).
L’esperienza insegna: Venzone è stata ricostruita, Gibellina è stata trasferita; da tante esperienze occorre trarre i giusti insegnamenti. Sappiamo che lo sradicamento dà luogo ad una perdita di identità che non è possibile recuperare neppure con il miglior possibile progetto urbanistico. Tuttavia, non possiamo certo dimenticare che il trasferimento si è reso, in determinati casi, del tutto necessario. Quando la ricostruzione era improponibile in presenza di fenomeni incontrollabili come le frane, o in presenza di abitati le cui condizioni di accessibilità, di conformazione fisica del tutto impervia, di localizzazione le cui motivazioni insediative non avevano più senso per il vivere civile degli abitanti, allora il trasferimento si è reso necessario. Ma si tratta di casi eccezionali. Così non è per il caso dell’Aquila. Le zone sconvolte dal sisma non hanno alcuna caratteristica che faccia ritenere necessario il trasferimento. Al contrario, le motivazioni della ricostruzione sono indiscutibili. L’insediamento storico dell’Aquila è un bene della nazione, e come tale deve tornare a nuova vita: si tratta di un centro storico di grande valore, un deposito di civiltà da conservare e restituire ai suoi abitanti. Non ci riferiamo soltanto ai suoi monumenti illustri, ma all’insieme nell’inscindibile unità di parti monumentali e di parti minori.
L’ipotesi quindi di un’Aquila 2 è da respingere con quella forza che i cittadini aquilani sapranno esprimere nel momento in cui – si spera – saranno chiamati a scegliere. Altro è pensare che il Territorio storico, articolato in un sistema reticolare di insediamenti minori, possa supportare anche la realizzazione di nuove centralità.
3. come ricostruire
L’uomo non può vivere senza memoria, e pertanto non può essere sradicato con violenza dai propri luoghi, dalla propria casa, dal suo “habitat”. Sappiamo anche che non può vivere nell’incubo del rischio, in condizioni di insicurezza.
Ecco perché, all’inizio di queste note, abbiamo voluto richiamare l’atteggiamento laico che contraddistingue le nostre posizioni, e che ci porta a concludere che non vi sono verità precostituite, anche se vi sono fondamenti culturali che propongono di valutare in termini di complessità, e non di semplificazione o di superficialità e ancor peggio di ignoranza il problema che si pone.
Quel che sappiamo è che occorre affrontare il problema – soprattutto – nei suoi termini di specificità.
Non applicare formule o, peggio, “slogan” predeterminati, ma valutare la situazione che si è venuta a determinare ascoltando i cittadini coinvolti in questa tragedia. Si propone un piano di estremo dettaglio, capace di cogliere ogni singola situazione nella sua specificità, adottando i seguenti criteri:
- devono essere ricostruite le trame urbanistiche: occorre garantire loro riconoscibilità e perciò l’identità del Centro Storico;
- devono essere ricostruiti i riferimenti fisici più rilevanti dell’identità urbana, che possono riguardare un campanile, una cupola o una facciata così come una semplice pietra di marciapiede (e anche qui il concorso dei cittadini per identificare gli oggetti è fondamentale).
Il tema principale, ora, è quello delle demolizioni. La cautela conservativa confligge con l’urgenza della messa in sicurezza. Si vorrebbe che ogni singola decisione di demolizione potesse essere assistita da un tecnico che prenda le parti della conservazione, per mantenere tutto ciò che è ragionevolmente mantenibile. Sappiamo che in molti casi le perdite di patrimonio storico dovute all’opera di demolizione post-sisma sono state maggiori di quelle determinate dal sisma. Avremo dunque nel Centro Storico diverse situazioni:edifici crollati e comunque del tutto irrecuperabili; qui si pone il problema della ricostruzione; in che termini? Una ricostruzione “filologica” dovrebbe essere assistita da documentazione adeguata, e spesso non lo è. Se esiste, e se il proprietario lo vuole, e se l’edificio aveva un preciso significato nella trama storica, allora lo si può ricostruire e – va da sé – secondo la normativa antisismica. In caso contrario l’innovazione architettonica è del tutto auspicabile e ne - deve essere, nei limiti del possibile, garantita la qualità , anche attraverso una sperimentazione innovativa;
- edifici lesionati più o meno gravemente: qui la scelta della ricostruzione presenta l’unico problema dell’adozione delle normative antisismiche;
- un’ultima considerazione: il sisma può anche essere un’occasione per migliorare alcune parti del tessuto storico attraverso un progetto urbano complessivo, capace di individuare nuove opportunità all’interno del tessuto.
La rinascita dell’Aquila deve essere cioè un’occasione di rigenerazione urbana, per restituire ai cittadini un patrimonio rinnovato, valorizzato, significativamente e più che mai identitario proprio perché reso, quello antico e quello nuovo, contemporaneo.
Nella consapevolezza di dover rendere un servizio ad una comunità così duramente colpita, e allo stesso tempo della rilevanza e della complessità del progetto che si impone, l’ANCSA si propone senz’altro di attivare il dibattito scientifico-disciplinare nelle forme che si riterranno più opportune, insieme a tutte le altre forze culturali e istituzionali coinvolte.
domenica 19 aprile 2009
Week_2 Report
A una decina di giorni dal terremoto si può fare un primo quadro per riassumere gli interventi della Facoltà di Architettura di Pescara nelle zone terremotate. Siamo stati fra i primi ad intervenire sul posto inviando squadre di tecnici che si sono messi a disposizione della Protezione Civile per le verifiche di agibilità degli immobili. Le squadre coordinate dal prof. Spacone e dalla Presidenza di Facoltà, hanno visto la partecipazione in primo luogo dei docenti del Pricos esperti in strutture, a cui si sono affiancati altri nostri docenti e molti ingegneri degli ordini professionali abruzzesi.
La Protezione Civile ci ha inviato prima nei centri urbani e nei quartieri meno danneggiati per cercare di far tornare a casa molte persone che adesso sono nei campi tenda. Contemporaneamente abbiamo verificato immobili commerciali, produttivi, scuole ed alberghi de L'Aquila, alcuni dei quali dopo la nostra dichiarazione di agibilità si stanno già organizzando per la riapertura. Poi siamo stati assegnati alla sezione operativa di Paganica e abbiamo incominciato con i centri storici ed i comuni limitrofi. Proprio ieri abbiamo finito Assergi: abbiamo decretato l'inagibilità del Centro Storico, che ha subito gravi danni, e abbiamo verificato circa 300 case esterne alle mura, in gran parte agibili. Abbiamo operato in stretto contatto con Protezione Civile, Vigili del Fuoco ed Esercito, talvolta assumendo noi il coordinamento delle operazioni, ad esempio per la perimetrazione delle zone di sgombero di Assergi o per l’individuazione dell’area dove far sorgere il campo tenda.
Oggi ci siamo trasferiti ad Onna con 5 squadre di tecnici. Lì il sisma è stato davvero devastante...
martedì 7 aprile 2009
Terremoto: la Facoltà lavora con la Protezione Civile
lunedì 6 aprile 2009
Terremoto: sospensione attività didattiche

A seguito del tragico evento tellurico verificatosi in provincia dell'Aquila, per onorare la memoria delle vittime e permettere agli studenti fuori sede il rientro in famiglia, la nostra Università ha decretato la sospensione delle attività didattiche (lezioni ed esami) dalla data odierna fino al 18.04.2009.