sabato 19 settembre 2009

L’Aquila: una nuova Pompei?

Abbiamo ricevuto dal prof. Adriano Ghisetti e volentieri pubblichiamo una pagina di diario che raccoglie le sue impressioni e descrive l'atmosfera di una visita al centro storico de L'Aquila.
"Visitare il centro storico dell’Aquila dà la sensazione di trovarsi in una nuova Pompei. Come l’antica città fu sorpresa dall’eruzione del Vesuvio e “cristallizzata”, nel concitato momento della fuga, da una inesorabile pioggia di cenere e lapilli, così molte case rimaste in piedi nella città abruzzese sono ferme al momento della violentissima scossa del 6 aprile, con tutti i segni di una vita bruscamente interrotta da improvvisi crolli, disastrose rovine, pericolose gravissime lesioni nei fabbricati. Aggirarsi oggi, nelle strade e piazze deserte dell’Aquila, un tempo popolate dalle voci della gente, dei tanti ragazzi studenti, dei venditori del mercato, è come trovarsi in una città di un quadro di De Chirico, con la differenza che la vista delle rovine rende ancora più pesante quel silenzio e quel vuoto."
(Il racconto continua alla pagina "commenti").
Prof. Adriano Ghisetti

1 commento:

  1. Prof. Adriano Ghisetti19 settembre 2009 alle ore 17:40

    Le macerie sono state quasi tutte rimosse, nelle strade dei luoghi che abbiamo potuto visitare, e in molti punti i Vigili del Fuoco si affannano, anche con rischi ed audaci manovre, a puntellare e mettere in sicurezza quanto più è possibile. Si possono ammirare, quasi ovunque, notevoli esempi di strutture di puntellamento con incastellature di legno, di tubi, di travature in acciaio; come, con gli stessi materiali o con cinghie di teflon, vengono bloccati i movimenti in situazioni di minor precarietà. E’ un lavoro che, per quanto diffuso, sembra ancora lontano dall’essere completato, in una città così gravemente colpita. Esiste qualche edificio risparmiato? Se è così non lo si nota, nel panorama di danni generalizzati ora descritto.
    Le tante chiese, dalle murature in parte crollate e seriamente lesionate, sono e saranno certamente oggetto di restauro, e c’è da credere che L’Aquila non perderà la presenza di nessuno dei suoi leggendari novantanove esemplari. Ma quello che preoccupa maggiormente è il tessuto dell’edilizia: dove ai grandi palazzi barocchi sventrati, che mostrano tutta la povertà delle loro antiche murature, si affiancano piccole case trecentesche, spesso arricchite di splendide bifore ed ugualmente danneggiate, e modeste abitazioni sette-ottocentesche, semidistrutte per la scarsissima consistenza dei loro poveri materiali.
    Si potrà mai ricostruire tutto questo patrimonio, di interesse minore, ma che rappresenta la secolare stratificazione dell’edilizia ed il contesto dei monumenti? Sembra davvero impossibile che tutto questo possa essere restaurato, recuperato o ricostruito “com’era e dov’era”. Soprattutto, in una zona a così alto rischio sismico, avrà senso consolidare strutture di povere pietre irregolari legate da malte da tempo inconsistenti? Chi vorrà abitare in queste case - una volta che siano state recuperate, con le malte rigenerate e le mura debitamente incatenate da tiranti in acciaio - nonostante le assicurazioni dei tecnici e degli amministratori?
    Inoltre, nel cuore della città, un gran numero di seconde case erano date in affitto agli studenti. Questi, in futuro, sarebbero trasferiti nei nuovi insediamenti del circondario, rapidamente e meritoriamente realizzati per ospitare chi, in questo sisma, ha perso la casa. Ma questo comporterà, presumibilmente, un notevole spopolamento del centro storico.
    Le seconde case e la frammentazione della proprietà dei più grandi edifici sono ulteriori aspetti che dovranno essere presi in considerazione nel predisporre gli strumenti legislativi funzionali alla ricostruzione. Sembra ipotizzabile che solo con una legge speciale per il centro storico dell’Aquila tutti i problemi sin qui enunciati possano avere speranza di soluzione. La ricostruzione, il recupero, il restauro di questa parte della città si presentano davvero come un lavoro lunghissimo; con il rischio che, nel frattempo, trasferite necessariamente altrove le sue funzioni, il centro storico possa perdere di interesse per i suoi abitanti.
    E’ un compito molto difficile ma, se non vogliamo che L’Aquila diventi una nuova Pompei, occorre disporre di ingenti risorse, e solo con l’intervento di specifiche professionalità ed un’altissima attenzione generale, questa storica e sfortunata città potrà essere riportata alla vita.

    Prof. Adriano Ghisetti

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